Quelle parole lasciarono Mario il
falegname senza fiato, il martello gli cadde dalle mani e abbracciò commosso la
sua Carla.
Da un anno aspettavano, evidentemente
le vacanze in Puglia, in quel paesino piccolo sul mare, avevano portato
fortuna.
Durante la gravidanza Carla aveva
sempre fame e tanto sonno. Mangiava e dormiva, a volte si addormentava sul
divano mentre gli amici, invitati per cena, chiacchieravano.
In quei nove mesi era ingrassata di
ventidue chili.
Frequentava un corso di preparazione
al parto, voleva affrontare nel migliore dei modi il momento cruciale che le
faceva tanta paura.
Ogni volta in cui faceva gli esercizi
di rilassamento però, si addormentava a metà e non raggiungeva mai la fine, era
proprio rilassata.
Avrebbe voluto che Mario
l'accompagnasse al corso, ma lui la tranquillizzava dicendole che al momento
opportuno poteva contare su di lui.
Durante il sesto mese Carla cominciò a
sentire i primi movimenti e fu meraviglioso.
Quel corpicino spingeva, da sotto la
pelle. Quando era sdraiata vedeva la pancia tesa muoversi e alzarsi, con
piccoli rigonfiamenti che sparivano, appena vi poggiava la mano. Quando faceva
il bagno era un susseguirsi di sollevamenti e calcetti e i genitori si
incantavano di fronte al grande mistero della vita.
La sera a letto, Mario si appoggiava
delicatamente alla pancia e parlava con la sua bella voce profonda, raccontando
di avvenimenti o di progetti e pian piano i calcetti smettevano, così Carla si
addormentava.
La stanza vuota della casa adesso
sarebbe diventata “la stanza del bimbo”. Decisero di dipingerla in azzurro,
colore che i genitori amavano molto, e che ritenevano adatto sia a maschi che a
femmine. Non volevano sapere chi sarebbe arrivato, prima della nascita.
Su una parete attaccarono un grande
poster colorato con pupazzi animati e una culla in legno costruita apposta da
Mario troneggiava nel mezzo della stanza. Era tutto pronto.
Si avvicinava la data presunta del
parto, erano ormai gli ultimi giorni e a Carla, nonostante fosse aumentata
notevolmente di peso, non mancava certo l'appetito.
Quel giorno aveva appena pranzato con
fagioli e polpette, di lì a poco mentre lavava i piatti, sentì un rivolo giù
per le gambe che non riusciva a trattenere.
In terra si era formata una pozza
d'acqua, e l'amica che era con lei le consigliò di andare in ospedale.
Si erano rotte le acque, Mario arrivò
fulmineo e si recarono in clinica.
Dopo tre ore, alle 18, una bambina
fece spicco in questo mondo. Era il 18 giugno, una bella giornata di sole.
Mario era stato tutto il tempo con Carla, l'aveva massaggiata durante il
travaglio, l'aveva rassicurata durante il parto, aveva accolto Silvia con
amore.
Ricevo da un'amica di Carla e della sua famiglia, e volentieri pubblico.
Buona lettura!
Vi invito sempre a visitare il mio sito: .http://autobiografia.altervista.org/
... e a scrivermi. Non siate timidi! Grazie per la vostra attenzione
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