Una parola
chiave della scrittura autobiografica é TESSITURA
“Il lavoro del
tessere ha affinità profonde con ogni lavoro di creazione e con la stessa generazione
di un essere umano. Nell’Africa del nord quando il tessuto è terminato, la
tessitrice taglia i fili che lo legano al telaio, formulando contemporaneamente
la benedizione che pronuncia la levatrice quando taglia il cordone ombelicale.”
(osserva Sandro
Spinsanti, medico che si occupa di etica medica, in un articolo apparso sulla
rivista Janus, n. 1 2011, Trame di vita, trame di cura).
Possiamo quindi essere levatori/levatrici delle nostre
storie. Il pensiero evidenziato è presentato in un'antologia che fornisco ai partecipanti al laboratorio, assieme a poesie, narrazioni, immagini... perché fungano da stimolo per la scrittura.
Sul ‘fare narrativo’, e dialogando sull’infanzia, Romano, ci dona una riflessione che lo porterà in
seguito ad un approfondimento molto ampio sugli ‘sguardi’, quelli del passato e quelli di oggi:
Spesso mi incanto ad osservare i
bambini, i loro occhi grandi spalancati sul mondo, il loro sorriso ammiccante
che richiama il mio… e penso: chissà quali sguardi hanno incrociato il mio nei
primi anni di cui non ho ricordo? Quanti mi hanno coccolato, lodato, evitato
oppure incoraggiato…? Quanto di me è dipeso da quegli sguardi?
Ma è come cercare un granello di
sabbia sulla spiaggia, non è vero?
Ora non importa più, ora vivo di altri
sguardi.
Nessun commento:
Posta un commento