Benvenuti!
E ben ritrovati a coloro che hanno avuto la pazienza di visitare questo blog!
Inviate
pure qualche commento liberamente, perché non vengono subito pubblicati dal
sistema, ma soltanto se da voi stessi autorizzati e da me letti. Coraggio
allora!
Da
parecchi mesi non pubblicavo più alcuna pagina, ma stavo perseguendo un
obiettivo che mi ha molto impegnato e che ora mi dà una buona soddisfazione: un
mio libro, che porta il titolo e sottotitolo in oggetto. La sua scrittura si è
sviluppata lentamente, ha raccolto molte delle mie esperienza e ne ha creato
una nuova.
Una
forma di narrazione alla quale possono accedere tutti: la fotografia.
Il
libro si occupa sempre di autobiografia e biografia, traduce le storie di sé
attraverso un ascolto accurato e profondo che non può mancare: penso che
mantenersi ascoltatori attenti faccia parte del quotidiano e di ogni ricerca
personale, che sia fonte di buoni rapporti e di cura della parola e cammino per
migliorare ciascuna umanità.
Il
metodo trattato è pensato soprattutto per coloro che non possono scrivere o
temono di non saperlo fare; è entusiasmante porsi davanti ad una fotografia ed
attenderne la storia. Tutti possiamo essere narratori. Chi può aggiunge la
scrittura o si fa aiutare da amici o consulenti.
Le fotografie
rappresentano un grande patrimonio personale o famigliare. Tutti ne
possediamo nelle scatole dei ricordi, negli album, nei files del computer o
nello smartphone.
La
fotografia è invasiva a volte, intrigante; lo scatto di amici sempre pronto a
coglierci quando meno ce l’aspettiamo, o per il quale ci mettiamo in buona
posa, che fine fa nella nostra vita?
E
allora, coraggio, rispolveriamole e facciamone delle belle storie.. oppure
delle stimolanti ricerche su di noi o sui nostri cari. Come siamo diventati?
Che cosa ci piace fare? Che cosa amiamo fotografare? Attraverso i nostri scatti
che più ci attraggono, proviamo a raccontarci, o a raccontare di altri, di
viaggi, di panorami, di amici, di animali d’affezione…
Ne
verrà fuori un mosaico di storie su noi stessi e sarà interessante riconoscersi
o comprendersi più a fondo. Per saperne di più circa l’utilizzo delle
fotografie e quindi dell’autobiofotografia,
vi rimando al sito http://autobiografia.altervista.org/il-libro.html.
Qui
ora vi racconto una storia, quella che ha nutrito molti miei passi nel campo
fotografico e umano. Parte da molto lontano.
*****
La
prima volta…
Una bimbetta con il nasino
arricciato, un sorriso incerto, due occhi un po’ smarriti, mi guarda da uno
spazio temporale lontanissimo.
Era una domenica pomeriggio,
giorno di visite e, nel cortile della nostra vecchia casa di campagna, gli
adulti accoglievano festosi la cugina di città e il suo fidanzato. Questi
mostrava a tutti con orgoglio una macchinetta nera con una grossa lente
sporgente che sembrava un piccolo cannone.
“Angela ci facciamo le
fotografie! Guarda che bel cerchietto ti regalo, così te lo metti e ti
fotografiamo!” Mi diceva la cugina per convincermi. A me non sembrava una
grande festa, proprio no, e, piangendo disperata, scappai.
Ne ho vivo il ricordo come fosse
accaduto ieri.
Mia sorella, a quel tempo
diciannovenne, mi venne a cercare:
“Dai non fare così, poi ci
rivediamo tutti nelle foto… sono bei ricordi!”
E io cambiavo nascondiglio. Dal
pollaio passavo alla casetta degli attrezzi, poi, furtiva, ne uscivo e correvo
dietro casa… finché, stanca, mi dovetti arrendere.
Tutti gli altri ridevano,
entusiasti di farsi delle foto.
“Dai, vai a prendere la
bicicletta!” mi incitarono; sapevano quanto mi piaceva.
Me l’avevano regalata da un mese
e la mia inesperienza mi aveva procurato già parecchie abrasioni alle
ginocchia, ma ne andavo fiera: era un oggetto solo mio, a mia misura. Dovevo
solo imparare a stare bene in equilibrio e ad evitare i sassolini del cortile
per evitare le cadute.
Ed oggi, eccomi ancora qui; la
mia immagine è stampata su alcuni ‘pezzetti di carta’ in bianco e nero: ho la
frangetta, i capelli scuri raccolti a coda dietro la testa; in una esibisco la
bicicletta, in un’altra sono ritratta con mia sorella; poi con i cugini, dopo
aver indossato, per l’occasione, il vestitino più elegante e il cerchietto.
Non
manca il nasino arricciato!
Quel ‘buco nero’, l’obiettivo, mi
ha ripreso tanto tempo fa e mi restituisce oggi dei momenti difficili da
ricordare in assenza delle fotografie, momenti che adesso mi commuovono ogni
volta che li guardo. Queste immagini sono custodite gelosamente nel mio primo
album dove, a dodici anni, ho sentito il desiderio di raccoglierle,
dall’infanzia alla prima adolescenza; le mie, quelle dei miei cari e degli
amici. Pochi scatti, quelli lasciati da chi possedeva questo oggetto misterioso
e affascinante: la macchina fotografica.
Mi rammento anche della cura che
ho dedicato a questa raccolta e il titolo, che tuttora confermerei: “Io e
gli altri - La mia vita attraverso le fotografie”.
Riguardo quel nasino arricciato;
è innegabile, il mio amore per la fotografia comincia proprio da quel primo
evento. In realtà si tratta di una fuga, forse per lo smarrimento di trovarmi
davanti ad un oggetto sconosciuto: quell’occhio grande, dietro il quale il
fidanzato di mia cugina mi scrutava, inquadrava e scattava.
Senza saperlo, ero come quei
primitivi che avevano paura delle fotocamere perché “consideravano la
fotografia una parte materiale di se stessi.”
Troppi misteri in quel pomeriggio
per una bimbetta di cinque anni!
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E VOI? AVETE STORIE DA NARRARE A
PARTIRE DA UNA FOTOGRAFIA SIGNIFICATIVA?
VI HANNO AIUTATO QUESTI SPUNTI?
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Il
libro esce per www.youcanprint.it
(selfpublising); una volt ache siete nel loro sito, potrete digitare il titolo o il mio nome per trovare il cartaceo oppure l’e-book. Viene distribuito anche nelle librerie aventi contatti con
questo editore (on demand).
Se
vi piacerà seguirne gli sviluppi, ne riporterò delle parti in questo blog.
Questa
inoltre è una prima presentazione, ma ve n’è un’altra più ampia che resterà a
lungo nel mio sito http/:autobiografia.altervista.org, assieme alla copertina del libro.
Visitate il sito http/:autobiografia.altervista.org